La scomparsa di Antonio Zambardino
di Boris Sollazzo
Non conosco Vittorio Zambardino. Condividiamo un mestiere, che lui fa con più talento e cultura di me, una fede per il Napoli incrollabile e l'ambizione di parlarne e scriverne in maniera diversa. Non abbiamo quasi mai la stessa posizione sugli azzurri e forse per questo lo leggo spesso. Perché è tra i pochi che mi fa vacillare con una prosa generosa e arguta. Scopro che il figlio Antonio, 35 anni, è morto. E me ne addoloro. Lo scopro dalle parole del padre, piene di sobrietà e dignità, come sempre, ma anche di dolore e orgoglio. Per quel figlio a cui ha l'ingiustizia di dover sopravvivere. E non vi racconterò che lo conoscevo Antonio. Non è così, mai visto. Ma ora mi manca. Perché se papà ha nella penna quella capacità di guardare oltre, attraverso e ai margini di ciò che è evidente a tutti, quel ragazzo l'aveva negli occhi, nella macchina fotografica, nella visione del mondo. Fotoreporter, dice la sua biografia. Un mestiere difficile nell'epoca dei selfie e di foto e video con gli smartphone durante tragedie od eventi. Ma lui lo era: durante la rivolta d'Egitto a Piazza Tahrir ci mostra dal basso delle donne in piazza, giovani come tante, ma speciali. O il viso di un soldato durante il golpe in Thailandia, milite ignoto dallo sguardo perduto. O un uomo che dorme, dove altri non avrebbero il coraggio neanche di avvicinarsi. O un autoritratto, semplice ed essenziale. E tanto, tanto altro. Perché da ore guardo le sue foto. E se Vittorio ha perso un figlio amatissimo, noi ora siamo più ciechi. I nostri occhi sono più appannati, lui non ci mostrerà più la realtà, le realtà da un altro angolo. È morto in quella Thailandia che ha saputo raccontare meglio di altri. Vittorio, mi limito ad abbracciarti. E anche se non ti e di consolazione, i 35 anni di Antonio e del suo talento e della sua sensibilità, quelli che vediamo dalle sue immagini, valgono 100 di molti altri. Un giorno all'improvviso ho scoperto Antonio, grazie a te. E te ne ringrazio. Per farlo vivere ancora, continua a mostrarcelo. Ti abbraccio, tutta Extranapoli ti abbraccia con l'inadeguato affetto di cui siamo capaci ora.