Gabbiadini e i suoi fratelli
di Boris Sollazzo
Troppi giocatori neri nelle squadre Primavera. La mancanza delle formazioni B delle big. Vivai scarsi e allenatori delle giovanili che non seguono il progetto tecnico dei “grandi”. E ancora spiegazioni poetiche come “la mancanza di fame dei ragazzi di oggi”, “nessuno vuole fare più il difensore”, “tutta colpa di Berlusconi” (che c’entra comunque, lo sappiamo, e si riferisce all’ondata di denaro che drogò il mercato negli anni ’80: peccato che Silvione sia tra i pochi a credere da sempre nei giovani di casa).
Insomma, tutto per dire che non siamo capaci più di crescere campioni. Ma la verità è che non sappiamo più capirli, è diverso. Nella giornata in cui Doumbia fa piangere l’Olimpico – e ridere tutta Europa – brilla Gabbiadini, in Turchia, costato mezzo milione di euro in meno. Snobbato dai giallorossi, lasciato andare via dalla Juventus sotto costo (che per Morata ha lasciato andar via Zaza e il buon Manolo, prolungando il parcheggio al Sassuolo di Berardi), neanche considerato dall’Inter che ha preferito Shaqiri, Brozovic e Podolski, e almeno l’ultimo possiamo già considerarlo un flop. Almeno il Milan ha scelto il coetaneo Destro, e in prestito.
Il buon Gabbiadini, per dire, non viene nemmeno considerato da Antonio Conte, pur avendo fatto un campionato finora eccezionale. Alla Samp ha conquistato un posto da titolare che Mihaijlovic gli negava con una certa ostinazione, e lo ha fatto a suon di gol. Arrivato a Napoli, dopo un paio di mezze partite d’ambientamento, ha segnato più di Gonzalo Higuain, mostrando colpi tecnici da fenomeno. Roba che se lo avesse fatto uno straniero, ora parleremmo del nuovo Cavani. Lo fa questo numero 23 e tutto passa (quasi) sotto silenzio.
Come si parla pochissimo di quel Verratti che a Parigi si mostra uno dei migliori registi d’Europa, tanto che se Blanc si lamenta è per l’eccessiva personalità e agonismo (troppi gialli per il ragazzo) e subito campioni del calibro di Thiago Silva e Thiago Motta corrono a difenderlo. E ci siamo già dimenticati che Donati, nel Leverkusen, è tra i migliori del suo ruolo? Mentre noi siamo qua a comprare stranieri, a bruciare ragazzi, a ignorare lo straordinario lavoro di Gigi Di Biagio in un Under 21 piena di talenti che spesso faticano (o hanno faticato) a trovare spazio persino in piccole squadre di A o in grandi di B, altrove non solo lanciano le proprie promesse, ma anche le nostre. Continuiamo a crescere fenomeni, insomma, ma li lasciamo scappare. Non ne comprendiamo il valore. Ricordate, ad esempio, il signor Walter Mazzarri? Ad Aurelio De Laurentiis il toscano disse che non era pronto per giocare titolare, Verratti. Avrebbe di lì a poco vinto uno scudetto ed esordito alla grande in Champions League.
Ecco perché alcuni procuratori, meno attaccati al denaro e più ai loro giovani calciatori, consigliano loro di andare all’estero. Di non rimanere nelle sabbie mobili della Lega Pro o, peggio, invecchiare in Primavera. Ci sono giocatori che a 20 anni sono tornati dopo quattro all’estero, anche in campionati di periferia, altri che invece sono rimasti oltre confine. Proprio perché qui di Gabbiadini, Verratti e Donati non ci accorgiamo, Insigne lo fischiamo, Santon lo “cacciamo”, De Sciglio non siamo disposti ad aspettarlo. Magari Balotelli sa gettarci fumo negli occhi, ma nello stesso campionato europeo under 21 in cui Strootman viene definito un campione e venduto a peso d’oro alla Roma (giustamente), Giulio Donati, che nelle classifiche di rendimento della manifestazione gli è sopra e che prende un voto migliore nello scontro diretto (gli fa anche una diagonale difensiva niente male, in quella partita), in Italia trova la totale indifferenza. E non parliamo dell’ottimo Cardirola o di Sirigu, lasciato andare via, sempre al Psg, per pochi spiccioli. E non ci pare che tra Rafael e compagni, tra i pali della serie A ci siano fenomeni. Anzi, i meno battuti vanno spediti verso i 40, come Buffon e De Sanctis.
Roma e Juventus avevano Borini e Giaccherini, tuttofare tra centrocampo e attacco che si sono fatti amare ovunque. Per pochi milioni di euro di plusvalenza, li hanno mandati via, spesso per comprare pari ruolo più costosi e meno efficaci. Il Napoli, in compenso, che pure prova a puntare sui giovani viene contestato dai tifosi per questo, accusato di non voler vincere.
C’è poco di che stare allegri: Pogba arriva in Italia solo grazie a Raiola, al di fuori dell’Udinese anche il nostro scouting all’estero è piuttosto ridicolo. E fortuna che Marotta, per il prossimo anno, sembra voler puntare forte su Rugani e si è già messo in rosa Sturaro.
Sabatini ignora i nostri ragazzi, ma raccatta gli Ucan, i Sanabria, gli Skorupski e i Paredes (ma anche i Pepin e i Mendez) a peso d’oro. Poi però gioca Verde, scoperto a suo tempo da Bruno Conti. Quanto ci metteremo a bruciarlo?
E continuiamo pure, con quelli più avanti nell’età, a comprare gli Hugo Almeida, mentre i Piovaccari, i (Fausto) Rossi e i Pellé segnano a grappoli. Meglio farsi fregare col traduttore, in effetti.
Tratto da Il Garantista