C'era una volta Mamma Rai
di Francesco Albanese
La sagacia di Beppe Viola, le pennellate di Gianni Brera, volendo pure l'entusiasmo di Bisteccone Galeazzi bravissimo a bordo campo. Un tempo erano questi i marchi di fabbrica della Rai, un servizio pubblico monopolista che sapeva però gestire con intelligenza il suo potere mediatico. Ora che di acqua ne è passata sotto i ponti possiamo dirlo: la sfida con la concorrenza è irrimediabilmente persa.
Non staremo qui a fare i peana degli ululati delle pay tv o delle moviole strabiche che Sky e Mediaset Premium spesso propongono, niente di tutto questo. Il calcio a pagamento ha però l'innegabile pregio del tempismo, della velocità con la quale per esempio un caso di fuorigioco viene risolto. Per non parlare della qualità delle riprese. Tutto questo semplicemente sulla Rai non avviene e Napoli-Roma ne è stata un'implacabile conferma. Replay tardivi, commenti inopportuni e un post partita a dir poco imbarazzante hanno contraddistinto la serata nera della tv di Stato.
La Rai perde la sfida perché la ricerca dell'interattività via Twitter risulta ossessiva e non di rado cafona, così come pure lascia interedetti la selezione degli opinionisti. A tal proposito ha dell'incredibile che il conduttore di “Zona 11 pm” a un certo punto rivolgendosi a Morgan De Sanctis pronunci la seguente frase: “Morgan c'è qui Daniele Franceschini, non so se te lo ricordi, che vorrebbe farti una domanda?”. Avete capito? Senza nulla togliere all'ex centrocampista di Chievo e Samp, non è ammissibile che il servizio pubblico si riduca così. Potremmo dilungarci sui siparietti che sorprendono lo spettatore ormai incredulo: chi ha visto la simulazione di cena tra Rafa-Bud Spencer e Garcia-Terence Hill può capire, gli altri si considerino fortunati perché se se la sono risparmiata. Confessiamolo: ci sentiamo orfani di Mamma Rai, ci ha abbandonato senza nemmeno lasciarci un biglietto, si limita a scriverci una volta all'anno per ricordarci d'inviarle gli alimenti. Non si fa così.