Un somaro che risveglia un Diavolo addormentato
Di Antonio Moschella
Quando Menez si è involtato verso la porta ho rivisto la folta chioma di Gullit che faceva fuori Ferrara e co. in quei mitici anni in cui ce la giocavamo alla pari con i rossoneri. Nonostante Menez fosse biondo e con un’acconciatura diversa. E nonostante almeno quest’anno noi fossimo superiori al Milan, almeno sulla carta. Ecco, appunto.
La speranza illusoria di vedere una reazione arrabbiata e concreta volta all’attacco, il nostro punto di forza, si è esaurita quando Mexes non ha messo dentro la migliore palla gol del Napoli. Sì, proprio Mexes: è stato lui ad avere la miglior palla gol per gli azzurri. Per il resto, poco e niente. E quando il Napoli non crea occasioni significa che zoppica sul suo piede migliore e stavolta non vale neanche la scusa dei 32 tiri in porta perché dei 4 che abbiamo fatti 3 sono stati su Diego Lopez, compreso quello di Higuain a fine partita.
Bonaventura aveva debuttato come marcatore in Serie A con noi, con la maglia dell’Atalanta. Oggi, visto che la mummia El Shaarawy era in panchina e il cadevere Torres a letto con la febbre, ha pensato bene di farci venire la bile. Uno stacco tipo Van Basten. Su cross di Armero, travestito da Maldini. Si commenta da solo.
Il resto l’ha fatto l’apatia degli azzurri. Gli occhi della tigre sono spariti. La cazzimma tanto evocata da tanti l’abbiamo vista forse solo con la Roma. Per il resto il Milan ci ha domato come quando sfoggiava gioielli del calibro di Shevchenko e Rui Costa e noi rispondevamo con Fresi e Amoruso.
Siamo stati capaci di risvegliare un Diavolo scornato e assopito all’inferno, per finirci noi. Da oltre un mese non vinciamo (contro lo Slovan non fa testo) e persino il gioco prima a sprazzi adesso non caccia più la testa fuori dal sacco. Occorre rialzarsi quanto prima. Magari il 22 dicembre. Il resto è retorica.