Svolta degli ultras napoletani: dopo 5 anni tornano in trasferta

A San Siro si rivedono gli stendardi di Fedayn e Ultras Napoli. Era dal 2008 che i gruppi non viaggiavano più al seguito della squadra nelle gare di campionato
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    di Errico Novi

    Eccoli. Dopo tantissimo tempo, addirittura cinque anni, gli ultras partenopei sono tornati in trasferta per una gara di campionato. Nel settore ospiti di San Siro domenica sera si sono notati gli stendardi di almeno due gruppi della curva B: gli storici Fedayn e gli Ultras Napoli (eredi del Commando ultrà). C’erano anche i Vecchi Lions, altra sigla che ha le proprie radici in una storia ormai ultratrentennale. È una svolta, perché è dai mai del tutto chiariti fatti del 31 agosto 2008 – il presunto sequestro dell’intercity Napoli-Roma in occasione della prima di campionato all’Olimpico – che il tifo militante azzurro non aveva più potuto seguire la propria squadra in giro per l’Italia. Prima per un divieto “ad hoc” imposto dal ministero dell’Interno e poi per l’introduzione della Tessera del tifoso, che ha indotto una sorta di autocensura polemica in tutto il movimento ultras italiano.

    Nelle curve tornano anche cori e striscioni per i singoli giocatori

    Rivedere gli stendardi delle curve napoletane in uno stadio come il Meazza è dunque una vera sorpresa. Ed è bello che capiti proprio ora, in un momento così esaltante per i ragazzi di Benitez. Non è l’unico segnale di un respiro meno claustrale al quale gli ultras partenopei sembrano volersi aprire. Presi negli ultimi anni da un atteggiamento di forte chiusura a partire proprio dal “fattaccio” del 2008, i ragazzi delle curve cominciano finalmente a infrangere un altro piccolo tabù: hanno dedicato altrettanti striscioni a due giocatori del Napoli, Paolo Cannavaro e Marek Hamsik. Potrà sembrare un’iniziativa del tutto ordinaria a chi ha scarsa conoscenza del mondo del tifo. E invece anche questa è una novità. Almeno qui a Napoli. Dove la torcida più estrema ha scelto da epoche ormai lontane di sostenere “solo la maglia”. Non è un luogo comune ma un’opzione ben precisa: niente cori ai singoli calciatori, mai. Quando sentivate un olè/ olè/ Pocho/ Pochooo (ora esteso a Marek/ Mareeek), quell’incitamento era senz’altro sgorgato da un altro settore dello stadio, non dalle curve e in ogni caso non da un capo ultras. Stesso discorso per gli striscioni. «Quando ci sarà un giocatore meritevole di un sostegno particolare glielo riserveremo», disse al sottoscritto Pino Laperuta, fondatore dei Vecchi Lions. Ecco, Paolo e Marek quell’attenzione evidentemente se la sono meritata. Al primo la curva B ha indirizzato uno striscione all’inizio di Napoli-Atalanta: «De Laurentiis rispetta i napoletani/ Paolo Cannavaro è il nostro capitano», al secondo i dirimpettai della “A” hanno scritto in occasione di Napoli-Borussia «più della provenienza/ conta il senso d’appartenenza/ non hai mostrato avidità/ incoroniamo Hamsik figlio di questa città». È il segno di un rapporto decisamente più sereno non tanto con la società quanto piuttosto con la squadra.

    Quando Blue Lions, Fedayn e Commando ultrà si ricongiunsero in curva B: e fu il primo scudetto

    Fa piacere la coincidenza del ritorno degli ultras in trasferta con i risultati fantastici della banda Benitez anche perché negli anni che contano, quelli che si concludono con un grande risultato, è necessario e giusto che la tifoseria sia compatta. È anche una questione di scaramanzia: il primo scudetto del Napoli arrivò in capo a una stagione in cui si concentrarono in curva B tutti i più importanti gruppi del tifo partenopeo. All’inizio di quell’anno infatti proprio gli allora Blue Lions e i Fedayn (all’epoca costretti ad esporre lo striscione “Vecchia guardia” perché “Fedayn” suonava troppo allusivo politicamente) si trasferirono dalla curva A alla “B”, dove si ricongiunsero con il Commando ultrà. Ne venne fuori uno degli spettacioli di tifo organizzato più impressionanti mai visti in italia, con coreografie ormai leggendarie (dal bandierone dei record alle ventimila banane di Napoli-Verona) e cori entrati di fatto nella cultura popolare del Paese come “O mamma mamma mamma”.

    Adesso lo dice anche Tosel: fate largo all’armata azzurra

    C’è un’ulteriore coincidenza ed è quella con il provvedimento del giudice sportivo Tosel che ha chiuso la curva sud milanista per un turno. Nessuno sconto per il coretto di cui si conosce una potente interpretazione del leghista Matteo Salvini (“oh colerosi, terremotati ecc.”) e per un altro paio di esibizioni canore degli ultrà rossoneri. Al di là del merito forse discutibile di un Codice di giustizia sportiva che rischia di tradurre in squalifica qualsiasi “vaffa”, è comunque significativo che i conati di vomito anti-napoletani siano stati assimilati a qualunque altro grido razzista. Va riconosciuto che le rimostranze arrivate in proposito dal Napoli club Parlamento sono servite a qualcosa. Ma soprattutto è bello pensare che alle armate dei tifosi azzurri d’ora in poi bisognerà fare largo con una certa deferenza. Anche nel senso che sarà la legge a imporre di portare loro il dovuto rispetto.

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