«Mai più allo stadio», il racconto di un imprenditore napoletano aggredito in tribuna a Verona
C’è una storia ributtante che emerge con un po’ di ritardo dai resoconti su Verona-Napoli: un imprenditore tifoso azzurro che vive da anni al Nord è sfuggito per miracolo al linciaggio di centinaia di civili scaligeri accomodati in tribuna centrale. L’uomo era in compagnia di un amico veronese che ha cercato inutilmente di ricondurre gli aggressori a un contegno non animalesco. È un episodio disgustoso che si aggiunge a quello che ha visto vittima Carlo Alvino e di cui potete leggere in un altro articolo. Ed è anche una vergogna che va doverosamente rinfacciata al direttore generale del Verona, Giovanni Gardini. In un intervento trasmesso dall’emittente veronese TeleNuovo, il dirigente scaligero ha avuto la faccia tosta di definire «esemplare» il comportamento dei tifosi gialloblù domenica scorsa. Va reso onore al quotidiano L’Arena di Verona che ha riferito in modo molto accurato l’aggressione all’imprenditore tifoso del Napoli. Riportiamo qui di seguito l’articolo.
Ha visto la morte in faccia. Dieci tifosi scalmanati che lo hanno rincorso cercando di prenderlo a pugni mentre almeno un altro centinaio di spettatori incitavano al linciaggio. La sua unica colpa? Essersi alzato in piedi al gol del Napoli. L’episodio è accaduto domenica pomeriggio al Bentegodi durante la sfida tra l’Hellas e i partenopei. L’uomo, un imprenditore di origini napoletane che da diciotto anni vive in Veneto, era allo stadio con un amico veronese, in tribuna, un settore che pensava tranquillo rispetto ad altri.
Dopo il primo gol di Mertens, istintivamente, l’uomo si è alzato in piedi senza, peraltro, compiere particolari atti di esultanza. Ma tanto è bastato per attirare l’attenzione di alcuni tifosi del Verona. Inizialmente nel mirino è finito un altro ragazzo che veniva «accusato» di non essere un gialloblù. Dagli insulti e minacce si è passati, in breve, alle vie di fatto. Il ragazzo è stato circondato. Nonostante continuasse a ripetere di essere del Verona è stato aggredito: per accertare se le sue parole erano vere gli hanno strappato il giubbotto. Per sua fortuna sotto indossava la maglietta dell’Hellas e ciò è bastato per far desistere gli aggressori. Ma non era finita. C’era ancora quell’uomo da punire, il napoletano. Un ragazzo ha radunto una decina di altri scalmanati e ha cominciato a puntarlo. «A quel punto mi sono alzato e sono andato verso di loro e gli ho spiegato che era con me e che io sono veronese», racconta l’amico.
«Ma loro continuavano a dirmi di portarlo lì che ci avrebbero pensato loro. A quel punto ho chiesto di lasciarci andare via. Ma loro hanno continuato a minacciare». Il clima si è fatto ancor più incandescente e dagli spalti sono piovuti insulti di ogni tipo e minacce: «Uccidetelo, uccidetelo, continuavano a dire», racconta il malcapitato tifoso del Napoli. «Ho avuto veramente paura di morire». E aggiunge: «Mi sono guardato intorno più volte per vedere se qualcuno mi aiutava. Ma c’era un unico steward che non è intervenuto, mentre gli unici poliziotti erano al di là della recinzione, nella curva del Napoli». Svanite le trattative l’amico è corso verso di lui e, insieme, sono fuggiti verso l’uscita: «Scendendo ho schivato una serie di pugni: se mi avessero colpito sarei finito di sicuro all’ospedale». In un clima di terrore, i due sono scesi dalle scale saltando i gradini a quattro a quattro. Arrivati al cancello hanno avuto un’altra brutta sorpresa: gli steward erano lontani e prima che il lucchetto venisse aperto sono passati altri interminabili istanti: «Meno male che avevamo accumulato un vantaggio sufficiente, altrimenti non so cosa sarebbe accaduto».
Il tifoso napoletano a cui hanno anche sottratto la sciarpa non è un novellino. Da anni gira gli stadi di mezza Europa e ha visto gare di ogni tipo. «Ma una cosa simile non mi era mai capitata. Non ho dormito, sono ancora scosso e mi sono ripromesso che non metterò più piede in uno stadio dopo questa esperienza».
I due uomini aggrediti, e altri spettatori presenti alla gara, puntano anche il dito sui controlli ai tornelli spesso assenti o superficiali e senza metal detector. Uno è riuscito a entrare con un coltellino svizzero mentre una ragazza ha detto al fidanzato: «Per fortuna che non mi hanno controllato la borse altrimenti trovavano la roba». Alcuni dei presenti si sono domandanti anche il perché della carenza di steward e dell’assenza di poliziotti dai settori dello stadio. «Potevano restare in disparte, ma almeno servivano da deterrente o intervenivano in casi di emergenza», ha commentato un anziano che si è trovato nel mezzo del parapiglia.