Higuaín e Cavani, parallelismi allarmanti

Il problema endemico del Napoli è la mancanza di alternative valide nel ruolo di centravanti
  • extranapoli

    di Antonio Moschella

    La memoria va alla stagione 2008-2009, nella quale la truppa allenata da Edy Reja fu protagonista di un girone d’andata ad altissimi livelli per poi spegnersi lentamente in mano a Roberto Donadoni. Quell’anno, nonostante il triste piazzamento a metà classifica a maggio, fu l’ultimo in cui gli azzurri poterono permettersi una sana rivalità in attacco nel ruolo di centravanti, quando Marcelo Zalayeta e Germán Denis sgomitavano con pari possibilità per un posto al sole, o meglio in campo al centro dell’attacco.

    Adesso che naviga costantemente nelle zone alte della classifica e che i violini della Champions League richiamano a un impegno ancor maggiore, il Napoli può vantare un attaccante che da solo ne vale tre, come Edinson Cavani prima e Gonzalo Higuaín adesso, ma non dispone di un sostituto. Dal suo arrivo nell’agosto 2011, Goran Pandev è stato spesso utilizzato come centravanti di scorta, ma nelle partite tignose non è mai riuscito a farsi valere in questa posizione, eccezion fatta per i tornei estivi, nei quali è solito distinguersi con movimenti alla Van Basten misti a fiuto del gol alla Inzaghi.

    Sia Cavani sia Higuaín sono insostituibilii in quanto centravanti puri e in pochi accetterebbero di fargli da riserva incondizionatamente. È qui che verte il problema principale della squadra azzurra: avendo in rosa un attaccante centrale di altissimo livello risulta alquanto arduo trovarne un altro che quanto meno possa permettere di non snaturare troppo il gioco una volta chiamato in causa. È ovvio che è impossibile pretendere un centravanti di scorta di primo livello, ma è anche vero che senza Cavani o Higuaín il Napoli ha sempre perso la bussola lì avanti e nei giorni in cui Hamsik non girava difficilmente si trovava la via del gol.

    È questo il nesso tra l’uruguaiano e l’argentino, centravanti del vecchio e del nuovo Napoli. Protagonisti assoluti nell’area di rigore avversaria, nonché catalizzatori principali del gioco azzurro, entrambi rappresentano quel pezzo unico dell’ingranaggio che permette alla squadra di girare a pieno regime, anche se non vanno in gol. Forse in questo Higuaín ha maggiori doti rispetto a Cavani: con lui gli altri attaccanti hanno iniziato ad avere più protagonismo e più palle giocabili.

    Il passo avanti dal punto di vista del gioco c’è stato. Ma non si può puntare su un unico terminale offensivo con una stagione da dividere tra campionato, coppa Italia e Champions League. A meno che Duvan Zapata non stupisca tutti all’improvviso, trovare un soluzione consona nel mercato di gennaio sarà d’obbligo.

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