De Laurentiis contro Della Valle, storia calcistica di due presidenti quasi gemelli

Napoli e Fiorentina non solo propongono il gioco forse più bello del campionato, ma sono anche gestite in modo simile dai rispettivi numeri uno. Con qualche differenza, però…
  • di Francesco Bruno

    "Con i Della Valle siamo amici, anche soci in altri affari. Napoli-Fiorentina sarà una gara combattuta, vinca il migliore". Con queste dichiarazioni rilasciate a firenzeviola.it al termine della visita da Papa Francesco, e improntate al fair play nei confronti della dirigenza gigliata, Aurelio De Laurentiis torna a parlare a poche ore dalla finalissima di Roma che assegnerà quella Coppa Italia tanto denigrata nelle fasi iniziali quanto ambita a fine stagione. Anche se per la sua formula, che prevede l'ingresso delle grandi nel torneo a gennaio, può essere considerata la competizione con meno appeal se confrontata con quelle analoghe delle altre federazioni europee, per noi tifosi la Coppa Italia conta, e conta pure molto, ancor di più quest’anno che rappresenta il preliminare della Supercoppa da contendere alla Juventus ad agosto. E ci tengono molto anche i due presidenti, perché mettere un trofeo in bacheca, per due società come Napoli e Fiorentina dal simile palmarès non ricchissimo di vittorie, aiuta a creare attitudine e mentalità vincenti. 

    La storia calcistica dei fratelli Della Valle è molto simile a quella della famiglia De Laurentiis. Sono entrati nel calcio soltanto una decina d’anni fa rilevando i titoli sportivi di Fiorentina e Napoli dai curatori fallimentari. Hanno improntato la gestione delle rispettive società al rispetto dei rigidi criteri del fair play finanziario, tanto sbandierato da Platini quanto poco attuato dalle big del calcio europeo. Ma la differenza fondamentale tra le due proprietà sta nel fatto che per De Laurentis il calcio è diventato il core business, mentre per Della Valle rappresenta uno strumento di propaganda della sua attività imprenditoriale. Nel 2002 i Della Valle erano conosciuti probabilmente soltanto tra gli estimatori delle loro celebri scarpe. Adesso Diego è diventato una sorta di guru, è entrato nei salotti buoni della finanza, nei Consigli di amministrazione che contano in Italia, ha provato anche la scalata al Corriere della Sera, negli anni scorsi aveva cercato di sponsorizzare il restauro del Colosseo. La dinamica è sempre stata chiara, investire nel mondo del calcio per avere un ritorno d’immagine importante. 

    Resta però un dato che fa una certa impressione. I Della Valle sono arrivati nel calcio qualche anno prima di De Laurentiis, ma non hanno vinto ancora niente e non sono mai andati oltre il quarto posto in campionato. Ricordiamocelo quando assistiamo alle esibizioni di alcuni giornalisti e opinionisti locali che, popolando il trash televisivo partenopeo, criticano e bacchettano squadra e allenatore. E ricordiamocelo anche quando, forse convinti di essere tifosi delle squadre nerostrisciate settentrionali e non degli azzurri, manifestiamo la nostra impazienza sugli spalti di Fuorigrotta e fischiamo spesso a sproposito.

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