Higuain deve restare, un campione lascia solo da vincitore

Cederlo dopo una stagione così porterebbe tanti soldi, maledetti e subito. Ma lui, il Pipita, non farebbe onore alla sua classe. Sarebbe ricordato come quello venuto meno nella decisiva gara di Kiev. Anziché come un grande alla Careca
  • [Foto: ansa.it]

    di Nicola Sellitti

    Restare. Per se stesso, per rivalutare la sua dignità di fuoriclasse riconosciuta nel mondo. E tradita in alcuni tra gli appuntamenti più importanti per il Napoli in questo biennio. Si discute tanto, oltre che del rinnovo di Rafa Benitez, della permanenza a Napoli di Gonzalo Higuain. E affiora scetticismo, perché El Pipita, una delle poche perle del campionato italiano, meriterebbe, si sente dire, palcoscenici più prestigiosi, la Champions League, una squadra che vince. Un progetto ambizioso. Su Higuain stesso, è stata più volte rievocata tutta la nomenklatura da mille e una notte del passato azzurro in attacco degli ultimi 30 anni. Per intenderci, è stato scomodato Antonio Careca, poi Edinson Cavani. Gente diversa, in verità. Il primo, il brasiliano, è un born ready, uno nato pronto, candelotto di dinamite dai gol facili e complicati. Il secondo accumulava doppiette e triplette soprattutto contro le grandi d'Italia, segnando anche in Europa. Mai tradiva nelle partite decisive. E siamo al punto. Higuain, per finire in questo terzetto, soprattutto per rendere onore al suo talento, deve restare a Napoli, nel caso convincere la società a trattenerlo, qualora Aurelio De Laurentiis volesse fargli fare le valigie in cambio di tanti, maledetti e subito. Lo deve al suo brand di grande calciatore che deve lasciare la barca solo dopo averla condotta in porto. E lui sinora non l'ha fatto. Ventisette gol in stagione giocando sempre con la terza, la quarta marcia, mai messa la quinta. Specie in campionato. Meglio in Coppa, soprattutto nei preliminari di Champions league della scorsa estate, leone in gabbia contro il Bilbao nonostante la cattiva condizione fisica. Mentre detiene, nonostante errori siano piovuti da più parti, la golden share delle responsabilità per l'uscita in Europa league contro il Dnipro. Quattro occasioni fallite, quella sensazione di uscire dalla gara, dopo il primo errore. Roba che non appartiene a un campione. Quindi, prima di lasciare Napoli, la porti nell'Europa che conta, onori la sua qualità di atleta, di leader che gli ha riconosciuto Marek Hamsik ma che più volte è stata oggetto di discussione a Castelvolturno con Rafa Benitez. L'argentino vada su Youtube, ascolti le parole di Michael Jordan, il dio del basket: “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi 300 partite, 26 volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Ti aspettiamo, Pipita.

    Condividi questo post