Il bicchiere mezzo pieno
Di Antonio Moschella
Quando Duván Zapata ha battuto Romero, qualcosa di cui Higuain e Callejón non erano stati capaci di fare, ho esultato come se avessimo vinto. Un po’ per lui che, nonostante i suoi limiti tecnici e la sua goffaggine, mi ha sempre ispirato tenerezza e simpatia, ma soprattutto perché ho visto una reazione concreta, non la solita fiammata che produce fumo ma non arrosto.
Ogni partita il Napoli sforna tantissime occasioni d’attacco. Sempre imprevedibile e dotato di molte opzioni, pecca però nella finalizzazione. Non ricordo più quante occasioni sono state sciupate da inizio stagione. Di certo c’è solo che se il Napoli concretizzasse la metà delle palle gol a favore, vincerebbe praticamente sempre. L’avevo detto prima del pareggio di Bergamo, dove Higuain mise a segno il gol più difficile prima di sbagliare un rigore e dopo l’errore alla Benny Hill di Callejón.
Credo, dunque, che il pareggio di Marassi sia da guardare con ottimismo. Eravamo in dieci e avremmo potuto prendere il secondo gol da Duncan, il cui profilo risponde chiaramente a quello del debuttante alla sbaraglio che mette a segno il gol della domenica (in questo caso del lunedi) contro il Napoli. Evitare che una concorrente diretta per il terzo posto ti superi e fermarla in casa sua vale molto più di un semplice punto.
Sia ben chiaro: il passato non ritorna, dunque è inutile voltarsi indietro e pensare a quanto si sarebbe potuto fare meglio in un determinato momento. Una squadra di calcio è fatta di persone capaci di sbagliare. Allora pensiamo all’Empoli, al Milan, al Parma e al 22 dicembre, anti anti vigilia di Natale. Rammaricarsi non conta. Occorre usare la rabbia per gli sprechi passati per costruire il futuro. Magari con Duván più spesso al fianco di Gonzalo...